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Se dev’esser mito, sia!

Se dev’esser mito, sia!

Da sempre la psicologia, la medicina, la psicanalisi, la fisica, la matematica e tutte le altre scienze tendono ad identificare casistiche e teorie con nomi peculiari derivanti da personaggi del mito o della storia.

 

Voglio portare al lettore alcuni esempi per chiarire questa mia affermazione.

 

Pensiamo alla psicologia e alla Psichiatria. Tutti, o quasi, abbiamo familiarità col Complesso di Edipo e quello di Elettra e col Complesso di Diana (dal mito greco); con la Sindrome di Othello (dalla letteratura shakespeariana); col Complesso di Caino (dalla Bibbia) e col Complesso di Cenerentola, con quello di Peter pan e quello di Biancaneve; col Complesso di Don Giovanni (dall’omonima opera di Mozart) e con la Ninfomania e col Satirismo.

 

In Fisica e in matematica le leggi e i teoremi prendono il nome dal loro formulatore. Pensiamo al celeberrimo Teorema di Pitagora o a quello di Fermat; al Teorema di incompletezza di Godel o a quello di De l’Hopital; all’amato (almeno da me) Principio di indeterminazione di Heisenberg e il noto Teorema di Zeckendorf sulla rappresentazione di interi come somme di numeri di Fibonacci.

 

In medicina un buon numero di patologie e di sindromi assumono il nome del loro scopritore. Pensiamo alla Sindrome di Alzheimer e alla Sindrome di Asperger; alla malattia di Wilson o all’atassia di Friedreich o alla Sindrome di Gilles de la Tourette.

 

In quest’opera abbiamo parlato della donna schizofrenogena. Il termine, come abbiamo ampiamente visto, deriva dalle conseguenze che tale conformazione della personalità provoca. Genera “lo schizzo”. Che poi il figlio divenga schizofrenico, schizotipico, schizoaffettivo o ci si avvicini diventando “solo” un narcisista, un’istrionica o un borderline è tutto da valutare.

 

Ma la schizofrenogena agisce in modo specifico e ben definito anche verso le altre persone, soprattutto uomini, e in particolare sul marito. Per cui ritengo che il termina “schizofrenogena” sia particolarmente riduttivo.

 

Avanzo, quindi, una nuova proposta.

 

Per definire meglio la cosa vorrei introdurre al lettore un personaggio storico citato un paio di volte nella Bibbia. La regina Gezabele. La storia della Regina Gezabele compare nella Bibbia, nel primo libro dei Re.

 

Moglie del re d’Israele Acab, figlia del re dei Sidoni (IX sec. a. C.). Fanatica per gli dei della sua patria indusse Acab (suo marito) ad adottarli abiurando la sua fede nel Dio d’Israele. Pertanto Baal e Astarte ebbero in Samaria i loro templi. Il profeta Elia si levò energicamente contro questo culto idolatrico e provocò sul Carmelo la riunione di tutti i preti di Baal (in numero di 450), per una dimostrazione pubblica della loro potenza e di quella del loro dio. Riuscita vana la prova, li fece tutti massacrare. G. montò in furore e cercò di porre a morte il profeta Elia ma questi fuggì nel regno di Giuda (III Re, XVIII-XIX,1-3).

 

Gezabele sostenne inoltre una parte odiosa nell’affare della vigna di Nabot. Acab desiderava di avere questa vigna che era vicina al suo palazzo; ma Nabot rifiutava di alienare l’eredità dei suoi padri. Allora intervenne Gezabele e introdusse due falsi testimoni, che accusassero Nabot quale bestemmiatore. Perciò, secondo la legge, Nabot fu lapidato e il re venne in possesso della vigna (III Re, XXI).

 

Dopo la morte infame di Acab, Gezabele restò ancora col potere in mano sopra i due suoi figli Ocozia e Gioram, empi al pari del padre e della madre. Ma allorché Jehu, eletto da Dio a sovvertire la casa di Acab, entrò trionfante in Gezrael, vide a una finestra del palazzo regio la regina. Senz’altro diede ordine che fosse gettata giù. E così fu fatto. (IV Re, IX, 29-37).

(Fonte: http://www.treccani.it)

 

Nel corso della storia abbiamo visto regni e governi caduti per opera dell’intromissione della “Gezabele” di turno. Pensiamo a Cleopatra, a Erodiade, a Elena di Troia, a Yoko Ono, a Maria Stuart e l’elenco potrebbe andare avanti per pagine e pagine.

 

Si dice sempre che dietro un grande uomo ci sia una grande donna. Ma spesso dietro a un disastro che un uomo fa (solo determinati tipi di uomini sono sensibili a una Gezabele, e li chiamerò Acab) c’è una Gezabele che tira i fili.

 

Gezabele è indipendente e ambiziosa soprattutto per quanto riguarda l’assunzione del controllo. In ebraico “Jezabel” significa “che non convive con nessun altro”. Gezabele non accetta di coabitare con nessuno che non possa soggiogare al suo controllo. Non divide la propria autorità con nessuno. Quando appare sottomessa o servile è perché sta, inconsciamente, attivando una delle sue strategie di controllo (ad esempio apparire la vittima di una determinata situazione). Ma nel suo cuore non cede davanti a nessuno.

 

Se andiamo a vedere nel profondo del suo cuore, Gezabele è profondamente amareggiata contro gli uomini. Nel profondo è insicura, gelosa o vanitosa e ha bisogno di dominare.

 

Gezabelica è la moglie che pubblicamente umilia il marito o lo controlla con la paura o con le minacce.

 

Particolarmente seduttiva e manipolatrice ciò che cerca è, come detto, il controllo. “Conquistare” un uomo, per Gezabele, non sempre implica la seduzione sessuale se per controllarlo basta uno sguardo, una parola o un gesto dei capelli.

 

Ciò che Gezabele non riesce a capire, e quindi tollerare, è il pentimento. Le scuse sincere per lei non esistono perché, nella sua mente, rientrano sempre in un’opera manipolatoria. E, di conseguenza, detesta l’umiltà. Perché questo implicherebbe che dovrebbe ammettere i propri errori, pentirsi, scusarsi e cambiare.

 

Ma abbiamo già visto nei capitoli precedenti che non può cambiare. Perché raramente Gezabele si accorge di essere Gezabele.

 

Ma anche il marito fa la sua parte.

 

Se è vero che una donna Gezabelica è difficile da gestire ed è impossibile conviverci (prima o poi tutti scappano), dall’altro l’uomo deve essere come il marito della Regina Gezabele, Acab.

 

Un uomo apatico o di debole forza di volontà, spesso un narcisista (che come sappiamo sono persone vuote e prive di contenuti) è il bersaglio di Gezabele. Per cui, caro lettore, se in questo momento stai pensando “Eh sì, mia moglie è proprio una schizofrenogena gezabelica” allora forse tu sei un Acab e non te lo riconosci.

 

Una caratteristica del comportamento di Gezabele con i figli è privarli, sempre inconsciamente e senza volerlo esplicitamente, del gusto della risata. Vivendo lei animata dall’amarezza e dal risentimento non è in grado di godere pienamente della vita, se non in pochi, rari casi in cui lei è il centro dell’attenzione. Pertanto il bambino disimpara a divertirsi. Appare adulto nei pensieri ma manca di capacità di interiorizzazione delle parti infantili.

 

Pertanto, una volta adulto, laddove non trovi una forma di svago prettamente richiamante alla parte bambina, ad esempio col gioco (rimando il lettore alla nostra opera “Maghi, Streghe e Resurrezioni” per maggiori dettagli) si ritroverà anch’egli colmo di amarezza e di risentimento, ma stavolta verso le donne.

 

Azzardo, pertanto, una nuova definizione. E se anziché chiamarla “madre schizofrenogena” la chiamassimo “donna Gezabelica” o più semplicemente Gezabele?

 

Ai posteri l’ardua sentenza.

Author: Andreas Aceranti, PhD
Published: estratto dal saggio “Sei libero di dirmi di sì” (clicca il pulsante qui sotto per visionare l’opera)

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